23 ott 2008

Che impatto avrà la crisi sugli studi legali?

di Ambra Di Tommaso

Fatturati record: solo un ricordo?


A Settembre 2008 l'autorevole rivista inglese Legal Business ha stilato la classifica LB100 dei primi 100 studi legali inglesi molti dei quali hanno da anni i propri uffici in Italia. Il quadro che si estrapola dai dati non è allarmante ma verosimilmente gli effetti del credit crunch e della tempesta finanziaria che si è appena abbattuta saranno visibili solo a partire dai bilanci del prossimo anno. In questo momento marketing e sviluppo del business sono risorse più che mai strategiche e la parola d’ordine è consolidare le relazioni con la propria clientela e tenersi pronti a cogliere le nuove opportunità. Dati alla mano, cerchiamo di capire qual'è il clima che si respira a Londra, quartier generale di molti dei nostri cosiddetti "studi di prima fascia".

£13.96 miliardi questo il valore complessivo del fatturato che gli studi legali inglesi hanno generato nel 2008, una crescita del 14% che sembra però aver raggiunto il picco massimo.
Il margine di profitto pari ad un terzo del fatturato totale (33.8%) risulta leggermente ridotto rispetto all'anno precedente in cui si era attestato aI 34.2%.
Ma ecco il dato più significativo. Nel 2008 i profitti degli studi sono cresciuti del 13%, in netto calo rispetto al +19% dell'anno passato, ed hanno altresì registrato un tasso di crescita inferiore rispetto al fatturato. I dati restituiscono il segno chiaro di un rallentamento. La quantità di lavoro è aumentata ma ha prodotto dei margini di guadagno sensibilmente più bassi.

Il direttore generale dello studio legale Norton Rose, Peter Martyr commentando la situazione sostiene che per il corrente anno fiscale l'obiettivo di fatturato potrebbe essere una crescita dello zero percento. "E' molto difficile giudicare cosa potrà accadere il prossimo anno. Nessuno può prevederlo". Lo stesso pensiero viene condiviso dal management degli studi che fanno parte del cosiddetto Magic Circle (Clifford Chance, Allen & Overy, Freshfields e Linklaters) i quali vedrebbero come risultato soddisfacente la crescita zero.

In un simile contesto le attività di sviluppo e di comunicazione rivestono un ruolo cruciale, sostiene Silvia Hodges, fondatrice dell’associazione Legal Marketing Italia e docente di Marketing presso l’Emerson College di Boston. "E' evidente che le regole del gioco stiano cambiando radicalmente per molti studi legali. In tempi come questi il business alla vecchia maniera non può funzionare, nuove opportunità si stanno profilando e i sopravvissuti saranno costretti ad adottare nuovi comportamenti e strategie per superare questo periodo di dissesto economico". "E' ora il momento di essere visibili", prosegue Silvia Hodges suggerendo la possibile strada da percorrere, "è necessario dare valore aggiunto e costruire relazioni chiave. Gli studi legali hanno bisogno ora più che mai di capire ciò che dicono i clienti e di cosa hanno bisogno in questa situazione di difficoltà. Gli avvocati dovranno fare uno sforzo maggiore per conoscere i propri clienti e instaurare delle relazioni solide con i loro interlocutori".


Practice che salgono, practice che scendono


Alcuni studi in vista della crisi corrono ai ripari tentando un riposizionamento. Allen & Overy che nel 2007 riceveva dal suo dipartimento di contenzioso solo il 9% del business generato dall'intero studio (il 33% era rappresentato dal corporate ed il 44% dal finance) ha lanciato un programma che prevede un rafforzamento dei ricavi provenienti dal litigation per arrivare ad un 40% del fatturato nei prossimi quattro anni.

Il contenzioso, come anche il diritto fallimentare e la ristrutturazione d'impresa, è una tipica practice anticiclica. Gli studi legali che incentrano la loro attività sul contenzioso, hanno infatti registrato un aumento del fatturato ma non così esorbitante come ci si potesse aspettare. "I clienti sono ancora estremamente riluttanti a lanciarsi in un contenzioso" secondo Elizabeth Barrett, precedente capo del Litigation di Slaughter and May's.

Sull'altro fronte, la practice di corporate continua a tenere il passo - nonostante le dimensioni delle operazioni siano diminuite - ma finance e real estate risultano indebolite. Altrettanto può dirsi per la practice di private equity che già nei dati della classifica LB100 del 2007 mostrava una prima inflessione.

Ma quali sono le prospettive per chi incentra la propria attività sul settore finanziario? Alla luce delle speculazioni che hanno causato lo scoppio della bolla finanziaria ci si può aspettare che le varie autorità competenti decidano di rivedere le regole a tutela del mercato e di porre dei rimedi laddove siano emerse delle falle nell’ordinamento. "Questo può implicare una progressiva crescita dell’attività Regulatory, ovvero di assistenza a istituti finanziari e società nell’implementazione delle nuove normative." afferma Jeffrey Greenbaum, capo del dipartimento Financial Services presso la sede romana dello studio Lovells.


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Nell'occhio del ciclone


L'obiettivo della crescita zero auspicato dalle grandi law firm sembrerebbe all'apparenza una prospettiva in cui la situazione attuale resta immutata ma in realtà quasi sempre si riflette in un declino della profittabilità se non vengono attuati dei tagli.

I costi dei grandi studi legali sono cresciuti nel tempo in proporzione all’aumento dei salari degli avvocati ed agli investimenti nei nuovi uffici. La rivista inglese Legal Business compara la crisi attuale con una precedente crisi avvenuta all’inizio degli anni novanta che si è protratta fino al 1993. In quel momento gli studi legali cercarono di far fronte alle difficoltà protraendo i contratti dei trainee (praticanti) e liberandosi dei collaboratori in esubero. Questo potrebbe accadere nuovamente ma se fino a un anno fa il principale problema che veniva sollevato dai managing partner era di riuscire a trattenere gli associati di talento, è probabile che molti preferiranno agire con prudenza.

“E’ troppo presto per parlare di esuberi” afferma Chris Carrol, managing partner dello studio legale Travers Smith. “Sei mesi fa nessuno aveva abbastanza persone. Saremmo poco lungimiranti se dopo così poco tempo dicessimo di averne troppe. Probabilmente per i tempi che corrono ne abbiamo effettivamente troppe ma sappiamo quanto sia difficile reclutare persone di talento, quindi non credo che molti stiano già pensando di fare dei tagli.”
In ogni caso rispetto alla precedente crisi si possono identificare alcune differenze.
Se negli anni '90 a soffrire maggiormente furono assistenti e praticanti, questa volta ad avere la peggio - sostiene George Bull capo della società di consulenza Baker Tilly - potrebbero essere avvocati con una maggiore seniority come i partner non-equity che percepiscono compensi elevati su base predeterminata, andando ad incidere in modo significativo sui ricavi degli equity-partner - ovvero i soci tra cui vengono ripartiti i dividendi. La figura del partner non-equity si è andata sviluppando nel corso degli anni e non era contemplata quando 18 anni fa il mercato legale fu investito dalla precedente crisi. Gli equity partner sono il 16% del totale degli avvocati dei 100 principali studi inglesi. Il numero ristretto da una parte gli ha consentito di ottenere dei ricavi record - ogni equity partner nel 2008 ha generato un reddito medio di 607mila euro - ma d’altra parte li ha esposti maggiormente all’attuale volatilità del mercato rendendoli più accorti sul modo di investire le risorse.

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