Studio LexisNexis sui siti web degli studi legali

LexisNexis Martindale-Hubbell analizza come gli studi legali considerano i siti web: strumento chiave della strategia di mercato, ma vi sono limiti alla misura dell’efficacia.

LexisNexis Martindale-Hubbell ha divulgato i risultati di uno studio relativo a come gli studi legali internazionali, che operano con clientela B2B (business to business), utilizzano i loro siti web come parte delle loro strategie di marketing.

La ricerca, di natura integrata, si basa su un panel di interviste qualitative, condotte nel mese di aprile 2012, e un’indagine online, realizzata nel mese di luglio. 

Lo studio dal titolo "L'uso dei siti web nel mercato degli studi legali" riflette il punto di vista di 209 studi legali in sei regioni del Mondo (esclusi gli Stati Uniti). 

Attualmente, tra tutti i partecipanti, le attività offline, ossia, non internet, costituiscono poco più di due terzi di tutte le spese di marketing, rispetto al 38% del budget destinato ad attività online - anche se molti intervistati hanno riconosciuto che la quota online del budget di marketing, già cresciuta negli ultimi anni, potrebbe continuare ad aumentare ed allinearsi alle spese offline.

Secondo il coordinatore della ricerca Steve Corney: "Lo studio dimostra che i boss dei grandi studi legali riconoscono finalmente il ruolo e l'importanza dei contenuti online, da affiancare a campagne offline tradizionali e below-the-line. 

Il 38% dei budget di marketing, destinato a strategie web, colloca, adesso, il settore dei servizi legali leggermente al di sopra del 36%", percentuale media delle imprese. 

Come illustrato nella tabella sottostante, gli intervistati tra gli studi legali sembrano conferire la priorità del bilancio agli  investimenti online - destinando almeno il 3% della loro spesa per il marketing allo sviluppo di un nuovo sito web, e di un ulteriore 1% è stanziato alla ricerca di un supporto esterno per l’aggiornamento del sito dello studio, una volta lanciato.

Gli studi legali che hanno risposto al sondaggio ritengono che il loro sito web sia  'molto efficace' (34%) per aiutare a costruire la loro reputazione e ad accrescere la notorietà del loro brand. 

Un divario, tuttavia, risiede nel ruolo, dei loro siti web, di contribuire a sviluppare nuovo business.

Qui, gli intervistati sono apparentemente più ambivalenti: più di un terzo (36%) ha la sensazione che il loro sito web non sostiene sufficientemente la lead generation (modello di business per l’acquisizione di contatti qualificati, riferimenti di potenziali clienti da contattare successivamente, via email o telefonicamente per finalizzare l’acquisizione di nuova clientela). 

Questo punto di vista è più diffuso tra gli intervistati di studi legali di piccole dimensioni che non hanno rinnovato il loro sito web per più di tre anni. 

In media, tutte le imprese intervistate tendono a gestire i loro siti web per due o tre anni prima di considerare un re-design.

Un quarto degli intervistati (25%) dichiara di adottare un approccio formale alla gestione dei contenuti sul loro sito web (medi e grandi studi), con un calendario degli aggiornamenti pianificato e regolare; mentre, la maggior parte (66%) non ha ancora messo a punto una simile organizzazione. 

Alla domanda sul contenuto più popolare sul loro sito web, le biografie degli avvocati risultano essere le pagine più visitate (85% degli intervistati), seguiti dalle informazioni sulla area e pratiche di competenza (52%) articoli con interviste ai partner degli studi legali, casistiche, etc (50 %).

Mentre il 71% del panel intervistato dichiara di dedicare tempo all'analisi del traffico del sito web per capire i contenuti più visti e le aree di miglior abilità del sito. Tra queste, solo l'11% dichiara di utilizzare degli strumenti disponibili per l’analisi dei dati di traffico. Solo il 43% fa poco o nessun uso dei dati a disposizione.

Quanti hanno la responsabilità nella gestione delle attività di marketing dello studio legale è tenuto ad avvalersi delle competenze e degli strumenti per misurare e monitorarne nel tempo le performance e quindi il ritorno degli investimenti su internet.

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